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La metanoia ci salverà

Si riprenderà? Come e quando? Sono le domande che affollano i social e i talk show. E allora cerchiamo di cambiare il punto di vista. Cosa ci salverà? Noi abbiamo due risposte: il pensiero obliquo e la metanoia.

 “Mentre la casa brucia i suoi abitanti discutono su come sta bruciando” (Francesco Caracciolo – 2008) Possiamo riassumere così le discussioni che riempiono i talk show. Che in pratica non risolvono nulla.

Andrà tutto bene”. Quello che è certo è che nulla andrà e soprattutto dovrà andare come prima e dobbiamo farcene una ragione. Anche la ‘filiera della sopravvivenza’ che in periodo di lockdown ha potuto lavorare con i limiti e le difficoltà che sappiamo, non deve sentirsi privilegiata e credere di poter ritrovare se stessa e il mondo degli affari del pre-virus.

Il tessile in parte ha lavorato convertendo parte della sua produzione in mascherine. Miroglio ha dato l’esempio, seguita da diverse aziende.

Pensiero obliquo

Affidare le proprie decisioni al pensiero obliquo, può non essere alla portata di tutti. È uno sforzo che bisogna fare. Forse mai come ora, la vera impresa di un business leader non è prevedere con esattezza il futuro, ma adattare di continuo le capacità dell’azienda alle fluttuazioni del mercato. Navigare con successo tra incertezze insolubili. La strada migliore potrebbe essere quella che ci porta dalla parte opposta, utilizzare il pensiero obliquo.

Una premessa è tuttavia necessaria: cos’è il pensiero obliquo? È quello che fa dire all’economista John Kay che le aziende con i maggiori profitti non siano quelle più orientate al profitto.

Cosa significa e perché?

Come in tutti i momenti di forte cambiamento, nel momento in cui si passa da un vecchio paradigma alla creazione di uno nuovo, nella cosiddetta crisi, c’è un periodo di impoverimento sociale, estetico. Forse oggi siamo arrivati qui. E quello che potrebbe essere ancora più drammatico è ritornare indietro. Quello che invece è interessante, stimolante e necessario fare è trovare un nuovo modello: di pensiero, di business, ma anche estetico.

Dobbiamo veramente concentrarci sul momento del cambiamento senza guardarci indietro a ripescare stili già consumati senza chiederci dove stiamo andando. Per costruire un nuovo vero paradigma dobbiamo cambiare punto di vista e uscire dal consenso universale che, di per sé, è già un gran pregiudizio.

Come dice Armani “…bisogna cambiare, questa storia deve finire. Questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare tutto, per riallineare tutto, per disegnare un orizzonte più autentico e vero”.

E ancora, aggiunge lo stilista “Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre la possibilità, unica davvero, di aggiustare quello che non va, di togliere il superfluo, di ritrovare una dimensione più umana… Questa è forse la più importante lezione di questa crisi”.

Togliere il superfluo. Ecco la chiave di volta. Ammettere che il mondo della produzione e del business non può crescere all’infinito. Se ne parla (inascoltati) da anni. Abbiamo citato le parole di Francesco Caracciolo dal suo saggio “Come muore una civiltà e come sta morendo la nostra” (2008). In sostanza, dice, “riesce difficile mostrare che un elemento estraneo introdotto nel contesto di una società possa crescere a tal punto da annientare il suo organismo vegeto e vitale, nel pieno della sua produzione… sembra che quasi nessuno si accorga dell’esistenza del tarlo e dell’elemento estraneo”.

In termini attuali: abbiamo creduto alla certezza di un continuo aumento della produzione, del benessere e del consumo. Ma non è così. È bastato un virus per sgonfiare queste certezze.
E ancora Caracciolo: “In genere si è soddisfatti del modo di essere e di progredire dell’odierna società. Tra gente così soddisfatta, il solo tentativo di indicare il peggioramento esistente e le sue conseguenze, è sconcertante e temerario”.
È così. Eppure dobbiamo farcene une ragione. …

La metanoia

Dobbiamo quindi chiederci se fino a oggi siamo andati nella giusta direzione. Fino a oggi si è ritenuto sufficiente per essere un bravo imprenditore, avere competenze tecniche e di mercato, saper scegliere buoni collaboratori, aver fatto gli investimenti giusti e prevedere i mercati. Ma la vera impresa di un business leader non è più prevedere il futuro, ma adattare di continuo le capacità dell’azienda alle fluttuazioni del mercato anche imprevedibili come quella attuale. E saper navigare tra incertezze apparentemente insolubili. Nel futuro immediato, tutto questo non serve più o non basta. Questa dovrebbe essere una lezione per tutti per capire che dovremo cambiare i nostri comportamenti. È necessario un cambiamento radicale: una metanoia. Un mutamento totale delle mente e quindi del nostro atteggiamento. Anche etico. La cosa più difficile. Sarà possibile?

È difficile trarre delle conclusioni. Rimangono aperti tanti spazi. Una volta per cambiare radicalmente le cose ci voleva una rivoluzione. Oggi la rivoluzione è questo virus, un qualcosa che non sappiamo neppure cosa sia. Ma è quello che ci ha cambiato la vita. Se non ci siamo ancora accorti che ci ha cambiato la vita, siamo sulla strada sbagliata, diamo tempo al tempo, e ce ne accorgeremo. Ci accorgeremo che forse è inutile correre; che le stesse cose le possiamo fare con calma. E persino senza inquinare troppo.

 

 

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